Conoscere i tessuti che vengono utilizzati per realizzare i capi di abbigliamento, la loro provenienza e le caratteristiche tecniche, oltre a essere interessante può essere molto utile per guidare le nostre scelte: troppo spesso non facciamo attenzione alle fibre tessili di cui è composto, mentre questa informazione, potrebbe essere fondamentale per sapere cosa stiamo indossando sia in caso di allergie sia che vogliamo seguire uno stile di vita Green.
Innanzitutto mai fidarsi dell’equazione prezzo alto, uguale a qualità alta! Nella maggior parte dei casi, fattori come il marketing o le mode del momento, incidono sensibilmente, facendo lievitare il prezzo di un bene senza che questo rispecchi realmente la qualità di ciò che stiamo comprando.
Questo non vuol dire che dobbiamo acquistare capi low cost, ma bensì deve portarci ad investire i nostri soldi in abiti di migliore qualità ad un prezzo adeguato, partendo proprio dall’aspetto principale: riconoscere la qualità del tessuto!
Impariamo quindi a riconoscere i tipi di fibre, le caratteristiche, la tessitura ed i vari tipi di tessuti che indossiamo abitualmente.
Le fibre utilizzate per i capi di abbigliamento si possono raggruppare in Fibre Naturali e Fibre artificiali. In questo articolo troverete una breve infarinatura sulle seconde, mentre dedicheremo uno spazio ben più ampio alle prime: senza dubbio più affascinati ed importanti.
Le fibre artificiali sono ottenute partendo da prodotti naturali come cellulosa e proteine, che attraverso procedimenti chimici, vengono rese solubili. Le soluzioni ottenute vengono filtrate attraverso forellini piccolissimi e raccolte in un bagno di coagulo che fa rapprendere la sostanza di partenza sotto forma di fili.
Questi fili furono chiamati seta artificiale perché, nonostante la diversa natura, avevano la stessa lucentezza della seta. Tra le più famose ci sono la viscosa, l’acetato e il bemberg.
Successivamente si è cercato di produrre fibre artificiali partendo da proteine animali come il latte o vegetali, come per esempio la soia.
Proprietà: Si tingono molto facilmente ma tendono a scolorire. Non sono particolarmente resistenti e si stropicciano facilmente. Se non sono stati posti a trattamenti specifici, si possono restringere o allentare. Trattengono il calore del corpo e non sono molto assorbenti: questo li rende poco indicati per la confezione di abiti estivi. L’aspetto di questi tessuti è serico e si modellano bene, questo li rende ideali nella confezione di abiti strutturati o con drappeggi. Si possono usare per biancheria intima, abiti e fodere.
Sono ottenute da composti chimici derivati dal petrolio e si distinguono in base alle materie prime di partenza, organiche o inorganiche, e dai processi di fabbricazione.
Le fibre sintetiche sono entrate in commercio dopo il 1940 e si sono subito affermate per la loro possibilità di dare prodotti con una vasta gamma di proprietà, in grado di soddisfare qualsiasi esigenza. Tra le più usate ricordiamo il poliestere, il nylon, l’acrilico e le fibre poliammidiche. In genere, per la confezione di abiti, queste fibre vengono mescolate con quelle naturali ottenendo tessuti morbidi, ingualcibili e molto resistenti.
Proprietà: sono flessibili, leggere e molto resistenti. Non assorbono l’umidità e trattengono il calore del corpo, pertanto non sono adatti alla confezione di capi estivi se non in mescolate con altre fibre naturali. Non si restringono, non si stropicciano e mantengono la pieghettatura a macchina, evitando la stiratura. Si tingono bene. Per la loro elasticità si usano soprattutto nella confezione di capi di biancheria intima, costumi da bagno o abbigliamento sportivo.
Come dice la parola stessa, le fibre naturali sono tratte da materiali esistenti in natura sia animali che vegetali, che mediante diverse lavorazioni vengono utilizzate senza mai modificarne la struttura.
Uno dei materiali sicuramente più impiegati nella produzione di tessuti per l’abbigliamento, è la lana: essa viene prelevata con la tosatura degli animali e presenta delle differenze a seconda della specie e dalla parte del corpo da cui viene tosata.
Un tipo di lana pregiato è quello di pecora Merinos, una razza spagnola diffusa in tutto il mondo. Questo tipo di pecora fornisce una lana più pregiata e in quantità decisamente più abbondanti di quella delle altre specie.
La più ricercata è quella del dorso, che viene solitamente destinata all’industria tessile, mentre di minor valore è quella dell’addome e delle zampe, tendenzialmente utilizzata per le imbottiture.
La lana ha straordinarie caratteristiche fisiche che la rendono il filato principe per la creazione di stoffe e abiti di grande resistenza e comfort. Ha un’azione termoregolatrice, è traspirante, assorbe l’umidità, è ignifuga e idrorepellente. Difficilmente attaccabile dalle muffe, è anche ecocompatibile e riciclabile e sembrerebbe essere, secondo recenti studi, un purificatore dell’aria.
E’ la fibra più rara e fine al mondo tanto da essere anche chiamata “Fibra degli dei”: è un tessuto pregiato che si ricava dal morbido mantello di un piccolo camelide che vive allo stato brado sulle Ande, considerato animale sacro dagli Incas infatti ne è stata assolutamente proibita l’uccisione. E’ da sempre considerata una fibra estremamente pregiata e regale, un tempo utilizzata esclusivamente per gli abiti dell’imperatore. Ai sudditi era vietato vestire con questo prezioso tessuto e solo in occasioni rare l’imperatore donava questi abiti in segno di riconoscimento.
Un animale adulto può produrre solo 250 grammi circa, ogni due anni. Straordinariamente leggero e dal tipico colore castano dorato, questo pelo ha una capacità di trattenere il calore corporeo persino superiore al cachemire.
Una materia prima così rara e pregiata necessita di una lavorazione che renda omaggio alla sua storia: lontana dai processi meccanici, viene lasciata alle antiche tecniche della tradizione sartoriale per imprimerle lo straordinario carattere, facendo mantenere al tessuto la tipica leggerezza che lo rende tanto prezioso quanto inconfondibile.
Così chiamato perché ottenuto dal pelo di un camelide che vive soprattutto in Perù: l’alpaca. Il loro pelo è resistente, soffice e molto lungo. Rispetto alla lana di pecora la fibra di alpaca al tatto è molto più soffice e “asciutta”. Questo si spiega sia per la differenza nella struttura fisica della fibra, sia perché la fibra di alpaca ha un bassissimo quantitativo di lanolina che la ricopre. Queste caratteristiche saranno trasferite al filato e in seguito al prodotto finito rendendolo più lucido, luminoso e di grande valore. Anche la fibra della più bassa qualità, sarà sempre migliore della classica lana di pecora.
La fibra del cachemire proviene da una razza di capre che vive in Tibet, Cina, Mongolia e Iran, anche se il nome deriva dalla regione indiana del Kashmir, dove nel XV secolo questa razza di preziose capre cominciò a espandersi. La cachemire è una capretta vellutata e che, nonostante numerosi tentativi, non ha mai voluto saperne di adattarsi ai climi europei. Nelle zone in cui vive, la temperatura tocca durante l’inverno anche 30 gradi sottozero: più i pascoli sono tormentati dal vento gelido, più caldo e soffice viene il cachemire.
Con un sistema di pettinatura si riesce a separala dai peli lunghi e setolosi che la ricoprono, ma questa operazione richiede una parte di lavoro di separazione molto meticoloso. Questo motivo unito la scarsa produzione dell’animale, fa risultare il Cachemire molto costoso. La fibra viene destinata, per le sue qualità, alla maglieria di lusso e viene quasi sempre usata mista ad altre lane.
È il coniglio d’angora l’animale da cui si ricava l’omonimo pelo: molto soffice al tatto e molto caldo..
La sua tosatura, eseguita ogni tre mesi, si ottiene semplicemente pettinandolo: ogni coniglio produce in media 300 grammi di fibra e la sua produttività dura una decina di anni.
La lana d’angora è scivolosa, calda, soffice e dall’aspetto molto luminoso. Non ha molta resistenza all’usura ed al lavaggio dunque, viene usata per produrre filati solamente in mescola con lana fine, mohair, alpaca o seta. Questa operazione oltre a dare corpo al filato, serve a mitigarne il costo, comunque alto.
Viene dunque utilizzata per produrre capi pregiati, sia con la maglieria che con la tessitura, inoltre la grande morbidezza e la sua particolare delicatezza la rendono indicata per l’abbigliamento infantile o per la biancheria intima calda.
Questo pelo viene ricavato da una capra che popola da oltre 2000 anni le regioni della Turchia. Oggi questa razza viene allevata anche negli Stati Uniti e in Sudafrica. Dai capretti è ricavata la Kid-Mohair usata per i filati finissimi. La fibra si riconosce in quanto, meno arricciata rispetto alla lana, è liscia al tatto, lucida e ha un colore bianco trasparente. Ma le sue caratteristiche sono tutto sommato, molto simili a quelle della lana di pecora, specialmente per il calore, la resistenza e l’elasticità.
Il Mohair è particolarmente usato per i tessuti maschili estivi.
E’ il tessuto lavorato con il pelo del camelide a due gobbe, che vive nei deserti dell’Asia centrale. Il pelo può essere di due qualità: quello di superficie, più grossolano e quello sottostante, più morbido e molto fine. Il pelo del dromedario invece è più scarso.
Il procedimento per ricavarne la fibra è simile a quello del Cachemire, e presenta delle caratteristiche di sofficità, confortevolezza e calore. Possiede un caratteristico colore naturale che viene imitato largamente nella tintura dei tessuti, tanto che il nome cammello viene usato indiscriminatamente per qualunque stoffa presenti lo stesso colore.
Il Lambswool è la lana ottenuta dalla prima tosatura dell’agnello che avviene solitamente intorno ai 4 mesi di vita. E’ particolarmente apprezzata per la morbidezza ed è caratterizzata da una fibra ondulata che la rende adatta a lavorazioni di maggiore pregio.
La seta è una fibra di origine animale, che nasce dall’attività del baco serigeno.: secreta da sé stesso è appunto questo filamento che diventa la seta grezza.
La tradizionale lavorazione di questo filato ha origini antichissime e proviene dalla Cina. E’ sicuramente uno dei materiali più raffinati, e dunque costosi, tra quelli impiegati per la produzione di tessuti per l’abbigliamento.
La seta possiede uno splendore inimitabile ed assorbe facilmente le tinture con un’ampia gamma di sfumature. E’ molto elastica e dunque dona al tessuto una particolare resistenza, inoltre il semplice contatto dell’aria gli consente di mantenere la sua freschezza anche senza stiratura. La seta per la sua morbidezza permette una caduta perfetta degli orli ed un facile drappeggio. Purtroppo, non resiste alla luce del sole e si macchia facilmente con il sudore. Di fatto però è anallergica e trattiene il calore corporeo. Possiamo riconoscere la vera seta dal tatto e dal peso, ma in caso di incertezza una tecnica sempre valida resta quella di bruciare un filo per accertarsene: se è di seta brucerà lentamente emanando un odore tipico delle fibre animali, se è sintetica brucerà invece molto più rapidamente.
Raffinata e costosa per la laboriosità della produzione, la seta risulta tra le fibre più pregiate per le caratteristiche di lucentezza, leggerezza, freschezza ed elasticità.
Molti degli abiti e degli indumenti che indossiamo ogni giorno sono realizzati con tessuti ottenuti dalla lavorazione di fibre vegetali. Tra i più famoci ci sono il cotone ed il lino, ma anche la canapa, la juta e molto altro… Vediamo nel dettaglio i vari tipi e le loro caratteristiche:
E’ la fibra vegetale ottenuta dalla peluria che si forma sui semi della omonima pianta.
Dopo la raccolta, la prima operazione compiuta è la sgranatura, che permette di staccare le fibre dai semi. Successivamente il cotone viene cardato e pettinato in modo da eliminare tutte le impurità. La sua fibra viene qualificata in rapporto alla lunghezza, le cui misure variano dai 20 ai 40 mm: più lunga è la fibra più il cotone è lucido e resistente e pregiato.
Composto per il 95% di cellulosa, il cotone è leggero, morbido ed assorbente. La fibra di cotone è meno robusta del lino, non si usura facilmente ma si strappa, è poco elastica e pertanto si sgualcisce. I lavaggi frequenti e l’esposizione al sole tendono a scolorire i suoi tessuti.
Il cotone è un isolante elettrostatico, un tessuto molto igienico, fresco e confortevole motivo per cui viene usato molto nella confezione di biancheria per la casa e di capi di abbigliamento estivo.
Questa fibra è ricavata dal fusto di una pianta poco ramificata e con piccoli fiori di colore che varia dal bianco all’azzurro intenso e che fioriscono solo per un giorno.
Le fibre di lino mescolate a cotone, lana, seta, viscosa e poliestere permettono di ottenere molti tipi di tessuto: la combinazione di due fibre consente di ottenere una consistenza ed un aspetto differenti da quelli ottenuti con filati semplici.
Anche se attualmente la produzione di cotone ha superato quella del lino, quest’ultimo è sicuramente più lucente, più confortevole al contatto con la pelle e assorbe meglio il sudore. Dall’altro, il lino è sicuramente più resistente del cotone ma più ruvido, perciò si sgualcisce più facilmente.
E’ composto per il 70% di cellulosa, non provoca allergie, è assorbente e traspirante, pertanto è indicato per la confezione di capi estivi, lenzuola, tovaglie, asciugamani e fazzoletti. La sua resistenza permette di essere lavato moltissime volte senza alterarsi, anzi : diventa sempre più morbido, cosa importantissima per i capi di abbigliamento e di uso quotidiano che richiedono lavaggi frequenti. Ha poca elasticità e dunque i tessuti di lino non si deformano. Inoltre non è peloso per cui, se è usato come canovaccio in cucina, non lascia peli su piatti e bicchieri.
Le fibre della canapa sono ricavate dalla lavorazione dello stelo dell’ omonima pianta, detto “tiglio”. Ha un’ elevata capacità termoisolante e traspirante insieme, pertanto i tessuti sono freschi d’estate e caldi in inverno. La canapa è una tra le fibre naturali più resistenti, sia all’ usura e agli strappi che alle deformazioni.
Tra le caratteristiche più speciali della canapa è interessante sapere che non irritano la pelle perché sono anallergici e tengono lontani i batteri dalla superficie del nostro corpo perché sono antisettici.
Il sempre maggiore interesse verso l’ambiente e le scelte “green” hanno permesso un ritorno importante dell’uso di questa fibra. Le prime apparizioni di questo tessuto nel mondo della moda e dell’abbigliamento sono state soprattutto le sacche ecologiche e le borse, realizzate in materiali grezzi, proprio per esaltare la particolarità del prodotto.
Oggi oltre ad esistere capi d’abbigliamento completamente in canapa, esistono moltissimi indumenti con percentuali miste, in particolare di canapa e lana per gli indumenti invernali.
E’ la seconda fibra vegetale più importante, dopo il cotone, in termini di produzione e consumo globale. Viene ricavata dalle piante del genere corchorus, ed è la più economica tra le fibre vegetali.
La pianta predilige climi caldi e molto piovosi, infatti circa l’85 % della produzione globale si concentra nel Bangladesh. Anche questa fibra, come il lino e la canapa, si ricava dal fusto della pianta.
Il colore delle fibre della juta è bianco, giallognolo o bruno e la sua qualità è misurata dalla lucentezza tanto che le fibre migliori ossia le più fini, lucenti e brillanti (dette anche fibre d’oro) possono essere usate per fare un tessuto ad imitazione della seta.
Si distingue da lino e canapa per avere una maggior percentuale di lignina presente, caratteristica che la rende anche più ruvida, rigida, lunga e resistente, ma in misura minore rispetto al lino e alla canapa.
Viene usata soprattutto per gli imballaggi di genere alimentare, per le corde e la tessitura di tappeti in quanto ha un elevato carico di rottura. Garantisce un elevata traspirazione del tessuto ed e’ al 100% riciclabile.
La iuta nel tempo è stata gradualmente sostituita dall’uso di tessuti sintetici, ma la sua caratteristica di biodegradabilità ha permesso la sua utilizzazione in nuovi campi tra cui la produzione di geotessili: tessuti grandi e robusti usati per proteggere il suolo dall’erosione e per i quali, la caratteristica di biodegradabilità è fondamentale.
Per poter essere utilizzata nell’abbigliamento o nell’arredamento, le sue fibre devono essere miscelate con altre come il nylon, la lana, il cotone, il polipropilene, il rayon, che ne migliorano alcune caratteristiche come l’estetica, la vestibilità o versatilità.
Detto anche Ramia, è una fibra bianca e molto lucente, che si ricava dalla corteccia di una pianta chiamata Boehmeria.
La fibra di Ramiè è particolarmente lunga e resistente, specie se bagnata, ha una gran capacità di assorbimento del colore, ma non sopporta i trattamenti chimici di finissaggio poichè ne spezzano le fibre. Queste appunto, per la loro scarsa coesione, presentano maggiori punti di rottura e di conseguenza sono molto poco elastiche e facili da rompere.
Per questo motivo il tessuto che ne deriva, tende ad avere una pelosità eccessiva ed una tendenza a rovinarsi con gli sfregamenti o altro tipo di abrasione. La sua estrema facilità a disperdere le fibre, implica numerosi svantaggi ma, se miscelata ad altre fibre tessili, ne può migliorare le qualità!
Miscelata per esempio al cotone, ne aumenta la forza e la capacità di assorbimento, mentre miscelata alla lana ne accentua la lucentezza e ne minimizza la possibilità di restringersi.